Dati, dati e ancora dati. Nell’era dell’Industria 4.0 l’analisi dei dati raccolti attraverso tutte le piattaforme web utilizzate dall’attività è centrale sia ai fini dell’ottimizzazione delle risorse che a quelli commerciali. In un’epoca nella quale è centrale il rapporto con il consumatore, monitorare la reputazione di un’impresa attraverso i social network si rivela un’importante scelta strategica che permette all’attività di comprendere quale sia l’effettivo risultato delle sue attività di comunicazione, l’opinione rispetto ai prodotti commercializzati e molti altri aspetti che emergono dalle conversazioni attivate dai propri consumatori nel web.
Tra le “nuove” figure professionali, il profilo del social media analyst dovrebbe ad oggi essere considerato con estrema importanza. Addetto al monitoraggio della prestazione derivanti dalla presenza social dell’impresa, spesso ingloba anche mansioni di social media management come la produzione di contenuti e la gestione dei canali. Un ruolo che deve quindi possedere sia competenze tecniche in termini di analisi dei dati, sia competenze più trasversali afferibili all’area della comunicazione e, più in generale, del marketing a 360°.
È del 1999 il documento chiamato The Cluetrain Manifesto, redatto in 95 tesi da visionari del settore, che esprime bene il mutamento dello scenario di mercato dovuto all’avvento di Internet: “I mercati sono conversazioni”; “Le aziende che non capiscono che i loro mercati sono ormai una rete tra singoli individui, sempre più intelligenti e coinvolti, stanno perdendo la loro migliore occasione”; ”Alle aziende tradizionali le conversazioni online possono sembrare confuse. Ma — noi consumatori — ci stiamo organizzando più rapidamente di loro. Abbiamo strumenti migliori, più idee nuove, nessuna regola che ci rallenti”.
È tempo di adeguare le risorse per poter iniziare a parlare la lingua dei nostri consumatori.